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PIGATO 2019 | LAURA ASCHERO

22,90

Esaurito

Vitigno Pigato Gradazione Alcolica Vol. 13.5% Vinificazione e Affinamento

Il prodotto comporta una vinificazione tradizionale, ponendo l’attenzione su due accorgimenti fondamentali: Ridurre a poche ore il contatto mosto – vinacce per ottenere i profumi tipici dalle bucce e un colore moderatamente intenso e controllare la fermentazione alcolica del mosto, con l’ausilio di un frigo, a  temperatura di circa 20° C, per aumentare e mantenere le caratteristiche tipiche del vitigno.

Aspetto

Colore giallo paglierino Naso Ampio, intenso e persistente, con sentore di pesca gialla, di miele di acacia e di fiori di ginestra Bocca Corposo, pieno, saporito, secco, ma morbido di lunga continuità con piacevole e tipico fondo amarognolo Abbinamenti Ideale come aperitivo o accompagnato da piatti di pesce Formato Bottiglia 0,75 lt
Laura Aschero era mia mamma. Figlia di medico e in seguito moglie di medico, sin da ragazza ha dimostrato un carattere determinato, brillante ed intraprendente. Dopo aver fatto la moglie e la mamma a tempo pieno, nel 1975 all’età di 54 anni decide, con l’appoggio di papà, di ripristinare a vigneto i terreni di famiglia per vendere l’uva ai viticultori locali e per creare un’occupazione al marito, che stava avviandosi alla pensione. Ma non era donna da stare alla finestra perciò, spinta da amici del settore, decide di iscriversi alla Camera di Commercio e prova a vinificare un po’ delle sue uve. Come diceva sempre Laura ”il sangue non è acqua”: infatti da subito mi sono appassionato all’attività di famiglia ed ho iniziato ad occuparmi dell’azienda. Di giorno lavoravo in banca, di sera in cantina e mentre mi dedicavo alla cura del vino ne progettavo l’ampliamento e l’ammodernamento. Oggi posso dire con soddisfazione di aver creato, in un antico magazzino situato sotto la piazza di Pontedassio una cantina tecnologicamente moderna e attrezzata con macchinari all’avanguardia e di aver trasmesso a mia figlia Bianca, che lavora con me, la passione di famiglia. Lei, che ha ereditato la verve e il cipiglio della nonna, rappresenta la terza generazione di viticultori.