È un percorso che dura da oltre 30 anni. Girando e parlando con la gente, scopri un sacco di cose. Curiosità e interesse creano dei nuovi percorsi e ti fanno fare un poco di strada in più. Ma il tutto nasce da un’equazione semplice: con gli esperimenti che facevo, avevo capito che più buona era la frutta, migliore era il prodotto finale. Se parto da una materia prima eccezionale, l’unico rischio è quello di rovinarla… io tutto sommato non invento niente. Il primo vero e grande lavoro è quello di produrmi o andare alla ricerca delle materie prime migliori. La materia prima davanti a tutto, poi viene il resto.
La Frutta è l’ingrediente fondamentale a cui mi sono ispirato per la creazione dei miei distillati.
L’esperienza accumulata mi ha insegnato che ogni frutto ha il suo momento ideale per essere colto e lavorato. Pertanto lo si deve lasciare in pianta sino al punto giusto. Questo può variare da frutto a frutto, perché alcuni danno il meglio di sé surmaturi, mentre altri vanno colti in anticipo. Questa frutta non ha pesticidi o anticrittogamici e produce una flora di lieviti indigena: noi facciamo solo fermentazioni spontanee.
Con l’utilizzo di particolari macchinari riduco la frutta in purea. Questa procedura, detta frantumazione, cambia a seconda della tipologia di frutta e dal tipo di nocciolo che essa contiene.
Se questo è particolarmente amaro, come nelle pesche, è necessario eliminarlo prima della distillazione. Ci sono invece frutti che lasciamo fermentare insieme ai noccioli o con una parte di essi. Questo perché voglio mantenere il più possibile integro il carattere del frutto stesso.